HIROSHIMA MON AMOUR / LA CHIAMANO PRIMAVERA: UN TESTO E UN RACCONTO

Un mese fa usciva l’articolo “Le forme vuote della storia”. La lettura ha ispirato a un amico una risposta in forma doppia, saggistica e narrativa, che pubblichiamo con piacere, perché vi abbiamo trovato critiche e spunti molto stimolanti. C’è una discussione da portare avanti in tante forme, e necessità di linguaggi e, perché no, anche azioni comuni sempre più stringenti man mano che l’inverno intorno si fa più buio e cupo.

LA STREGA DI GIOVANNI GIUDICI

Il saggio di Giovanni Giudici che pubblichiamo, “La moglie del servo”, è stato composto nel 1969, e restituisce tutta la profondità della riflessione in merito alla incomunicabile condizione di una certa umanità menomata; con particolare riferimento, in questo caso, a quella femminile all’epoca del miracolo economico, messa a confronto con la nascita della moderna strega sotto il giogo feudale. Con l’aria che tira, si direbbe, il discorso è tutt’altro che inattuale.

SOTTOTRACCIA, A MILANO, C’È VITA – di Paolo Pasi

Milano è piena di itinerari. Quelli tracciati dalle direttive che accompagnano verso il lavoro, i sali e scendi della movida nelle zone più in, quelli messi a fuoco dalle fotocamere del turismo internazionale. È lo sguardo che incide e graffia la città, e spesso in cerca di ciò di cui può appropriarsi si incatena nella miseria di ciò che è fatto per essere consumato, e che ci separa tra noi e dai luoghi.
Questo testo cerca di guardare la città da un’altra angolazione, conducendo il cammino su angoli interrati e episodi di memoria collettiva, per ritrovare stralci di intimità nel nostro incedere quotidiano. Uno sguardo inattuale che vaglia la città sottotraccia, là dove ancora c’è vita.

DUE POESIE

Di seguito pubblichiamo — per la prima volta — alcune poesie. Non per amore della “forma” in sé, o per insistere su un certo tipo di linguaggio irrigidito. Si tratta semplicemente di certe cose che dette in versi suonano meglio che in prosa.

MEMORIA, RIMOZIONE, NARRAZIONE – Conversazione con Alessandro Bertante su anni ’70 e letteratura

In questi ultimi anni abbiamo notato un proliferare di romanzi che affrontano, tramite il racconto, le vicende degli anni ’70 e in particolare il tema del rapporto con la memoria di quell’epoca. Di questo – e altro – abbiamo parlato con Alessandro Bertante per capire come da scrittore vedesse questo recente interesse letterario e il complesso rapporto che pone tra storia e memoria.

FALLITI DI TUTTO IL MONDO, RALLEGRIAMOCI! – di Paolo Ranieri

Riprendiamo questo testo scritto da Paolo Ranieri, compagno dell’esperienza comontista e della critica radicale, recentemente scomparso. In origine, era stato pubblicato sulla fanzine La melma dei giorni nel 2012. In quest’epoca fiacca e al tempo stesso ancora grondante di ideologie di potenza, una fenomenologia elogiativa delle varie forme di fallimento ci pare cosa quanto mai (in)attuale.

C.V.D.

All’alba di una nuova primavera di quest’epoca atomica, pestilenziale, interventista, geopolitica, ritornare alle avvisaglie del lockdown ci ricorda come vi si preannunciasse già la macabra ed esasperata manifestazione, in un’unica sostanza dei giorni, delle due spinte contrapposte proprie di questa era.

ULTIMO MOHICANO

Nato come simpatico omaggio all’ “irriverente” contenutistica delle fanze punk, questo racconto esordisce in un sito letterario di comprovata fama per contribuire a diffondere in maniera capillare il verbo insurrezionale.

TENERSI TUTTO DENTRO – Riflessioni sui regimi carcerari premiali e le nostre vite

In questo articolo descriviamo la logica premiale che ha trasformato carceri e carcerati, una logica che si riflette allo stesso tempo in alcuni cambiamenti più generali delle nostre vite. Dal carcere alla società, tra l’illusione “di salvare sé stessi” attraverso il successo individuale e la paura di prendere posizione e rinunciare ai propri privilegi, si lascia “sempre più spazio alla possibilità di annientare ciascuno individualmente e tutti collettivamente”. “La crisi con tutte le sue sfaccettature, […] non ha alimentato rabbia ma rassegnazione totale oltreché indifferenza.”

CIÒ CHE NON SI PUÒ AVERE (GIUSTIZIA-AMORE-VERITÀ)

“Una parola che non suoni come l’ipotetico verbo della salvezza pronunziato dal di fuori del disastro, non si ponga come ricattatorio e falso modello d’un “altrimenti” che non può darsi; ma suoni invece, compromessa, distorta, a malapena riconoscibile, dal di dentro del disastro (non dalla parte del disastro) dove tutti stiamo, ugualmente dannati, e finisca per valere come pegno — come uno dei pegni — di resistenza, d’oltranza, d’irriducibilità all’inumano.”

ATLANTE (META)FISICO – Parte I

Una volta illustrato per esempio un sito nella sua forma e come in questa una città si è seduta, ci piacerà speculare discretamente di quel che si sentì e portò a stabilircisi, a porvi ninfe e santuari per collocarvi i suoi numi. Un po’ per allenarci anche noi a porre numi nel territorio, numi nostri di esseri consapevoli passati attraverso la scienza e la psicologia; in fondo di rappresentare qualche nostro stato d’animo in spazi di mondo farebbe bene a noi, e all’incanto del mondo. Per far sì che l’unico nume che oggigiorno potremmo permetterci non sia qualcosa come il Wifi. 

(STRA)ORDINARIA AMMINISTRAZIONE – Appunti sul Greenpass

L’epidemia è stata un enorme laboratorio, un campo di gioco e di sperimentazione di una gestione epidemica delle crisi che non ha niente a che vedere con la questione sanitaria. Per questo, il passaporto sanitario potrà essere abolito (o, meglio, sospeso), ma la fitta maglia di controlli, e lo scivolamento verso il “modo amministrativo” – un mondo intessuto di norme, che hanno come obiettivo la prevenzione del rischio in sé – resteranno.

AVANTI, BARBARI!

Pubblichiamo la traduzione di un testo apparso in inglese su Endnotes nel dicembre 2020 e in traduzione francese su Lundi Matin nel maggio 2021, che ha il merito di incoraggiare alcuni ragionamenti non ortodossi facendosi carico della complessità del nostro presente. Propone spunti da far dialogare, a nostro avviso, con altre ipotesi – circolanti o che seguiranno. Condivide immagini e strumenti che possono quantomeno essere d’aiuto nella bufera che ci coinvolge, a prescindere che ci si trovi più o meno d’accordo con le tesi avanzate.

IL CASO LUCANO: UN’EQUA CONDANNA

Il fatto che un amministratore locale noto a livello nazionale rivendichi in pubblico la superiorità etica della legittimità delle sue azioni a prescindere dalla legalità o meno delle medesime è assolutamente intollerabile per chi sull’astratto principio di legalità costruisce e giustifica il proprio potere.

L’IPOTESI DELLA FESTA

Nella grande differenza tra un ricatto e un interesse comune, individuiamo una soglia: il capitalista collettivo ha organizzato i saperi medici in modo da tagliare quei legami di prossimità che permetterebbero di organizzare in altro modo le comunità, su scale più ridotte, oppure di definire diversamente una salute di comunità, una salute non sempre quantificabile, una salute per esempio che includesse anche il tema del benessere psicologico e della felicità svincolata dal benessere economico. Questo però non c’entra niente con la necessità di difendere l’organizzazione sociale.  Non c’è una totalità buona da difendere, ma semmai bisogna recuperare la capacità di definirsi oltre i discorsi totalizzanti della medicina, del lavoro, dell’organizzazione economica urbana.

«”L’OPERAZIONE” SI CONCLUDE QUI»: GIORGIO CESARANO AL TERMINE DELLA LETTERATURA

“Quando Cesarano, di colpo, rinunciò a tutto questo per dedicarsi interamente prima al lavoro politico con un numero sempre più esiguo di compagni e poi a una riflessione teorica severamente e dolorosamente solitaria, era convinto, credo, di compiere l’ unico gesto rivoluzionario ormai consentito a un artista: sopprimere con la propria arte la sottomissione al «dominio reale del capitale» che in essa oggettivamente, inevitabilmente si incarna e si perpetua.”

IL GIORNO IN CUI LA PROCURA ARRESTÒ LA STORIA

L’8 giugno 2021 la polizia sequestra l’archivio personale dello storico Paolo Persichetti e lo pone sotto accusa di associazione terroristica. La linea dell’ortodossia sull’interpretazione storica degli anni ’70 si scaglia direttamente contro la ricerca. Qualcosa di cui avere molta paura.

TIME IS OUT OF JOINT – La pandemia e il capitalismo come stati del mondo e dell’anima – Leonardo Lippolis

Pubblichiamo con molto piacere questo testo, che traccia un quadro a nostro modo di vedere estremamente preciso e puntuale dei nodi lasciati aperti da questi diciotto mesi di eccezionalità, questioni profonde che vanno al di là della contingenza della pandemia e della sua disastrosa gestione, e che richiamano a uno sguardo critico più generale sul mondo che viviamo e il modo in cui lo viviamo, sul nostro rapporto al corpo e alla salute, sul concetto di distanza e contatto, sul rapporto con la norma, la legge e la colpa e sul ruolo dei dispositivi tecnologici nel riconfigurare gli aspetti più quotidiani della nostra vita. Buona lettura.

PER UN PUGNO DI ARRESTI

L’operazione “Ombre Rosse” ha portato all’arresto di una decina di persone, tutte appartenenti ad una variegata serie di sigle e organizzazioni che hanno praticato la lotta armata in Italia fra gli anni ’70 e ’80. Una delle poche notizie dell’era Covid che è stata in grado di “bucare” la perenne prima pagina sugli andamenti della pandemia ha avuto il sapore di un baule dimenticato in soffitta aperto dopo molto tempo. Dentro ci abbiamo trovato – accantonate alla rinfusa- diverse foto in bianco e nero, ritagli di giornale ingialliti e una gran voglia di invocare forche e punizioni esemplari.
Prendiamo spunto da questo ritrovamento per capire come mai si faccia così grande fatica ad organizzare la memoria collettiva intorno a quegli anni.

DOSSIER SULLA STRAGE DEL CARCERE DI MODENA – del Comitato verità e giustizia per la strage di Sant’Anna

“Sono stata davanti al carcere da quando ci sono state le rivolte fino al venerdì di quella settimana. Eravamo in 14 e facevamo i turni. Ho visto cose che mi hanno fatto perdere il sonno per settimane. Quelli con i caschi blu sono arrivati alle 17.30, e alle 23.00 si sentivano ancora le urla da dentro il carcere, quando la rivolta era già stata sedata. Fuori c’erano la tenda bianca e la tenda verde, allestite nel piazzale di Sant’Anna. Nella tenda verde ci andava la gente che riusciva a reggersi in piedi, si sentivano preghiere in tutte le lingue e voci che urlavano “Non vogliamo morire, non abbiamo fatto niente”. Nella tenda bianca ci andavano quelli che non potevano stare in piedi e si sentiva il rumore dell’elettrocardiogramma che faceva bip bip, poi solo un lungo biiiiiiiiiiiip. Quattro cadaveri sono stati appoggiati per terra di fianco alle tende come se fossero spazzatura.”

MILANO, CITTÀ SCOMPARSA? – di Franco Fortini

Le immagini evocate da Franco Fortini in questo ritratto chiaroscuro di Milano ci donano una veduta degli anni ’90, quando giungeva al termine un secolo e un’epoca in cui la città era stata “privilegiato teatro della esistenza sociale”. Si scorgevano allora quelle dinamiche che oggi sono il nostro quotidiano: l’avanzare della trasformazione urbanistica che modifica le vie del centro cittadino con l’espulsione dei meno abbienti; la conurbazione selvaggia del malinconico hinterland popolato da “una inumanità feroce e disperata” ma ricco di novità e speranza; lo “stile diffuso” tipico delle grandi città del mondo; la nuova opposizione che, come sempre, si disegna “nelle forme più diverse e nelle tendenze più inattese”.

CHI SE NE VA? (Maledetto il suo momento III)

Quella mattina caliginosa la via era sbarrata, un isolato di polizia partecipava al mal bianco pronto a svegliare il quartiere. Preferivo non aprire subito il bar, non volevo diventare il centro operativo della borghese in comando. Tornai alla macchina, e chiusi gli occhi. Chi se ne va? Era forse il giorno in cui lo spirito del mondo per mezzo di una manigolda brigata avrebbe rimarcato il nuovo indirizzo della storia? Chi se ne va?

L’UOMO CHE UCCISE LIBERTI VALERIO

E il pettegolezzo si sarebbe rincorso di bocca in bocca, parlando di una morte accidentale, avvenuta prima del tempo, senza immaginare la coerenza e la potenza di un gesto istintivo come quello del Liberti, che in mezzo alle cose che crollano aveva scelto l’unica cosa vera e viva da fare, accettare la sconfitta, lasciarsene invadere e distruggere con essa i propri miti e le proprie follie.

COME SI SPARA A UN OROLOGIO CONGELATO?

Piuttosto che pensare alla cura e al mutuo soccorso come ad azioni il cui valore risiede nei loro nobili ideali, nel modo in cui apparentemente ritraggono un mondo più giusto a venire o potrebbero costituire una minuscola e breve tregua dall’ostilità delle relazioni sociali capitaliste, dovremmo intenderle come armi, come un metodo di interruzione e sospensione.

ANATOMIA DELLA COMUNICAZIONE

Un attacco mediatico-narrativo portato avanti all’interno di una sfera pubblica cerca di tagliare le linee di rifornimento all’immaginario di una comunità in lotta. Il risultato di questo attacco non è sempre visibile e diretto, spesso si compone di piccole allusioni, di utilizzi “minuti” del frame che con il tempo scavano un solco fra una istanza politica e la sua legittimazione. Questo è il motivo per cui l’analisi frame-sfere ci è utile per capire come si costruisce e come si distrugge la legittimità e, al contempo, ci permette di capire quali sono gli attori che la attaccano e in che modo difenderci da tali attacchi.

SE LA VALLE E’ OVUNQUE

Amore, coraggio, paura, morte, calore, lotta, vicinanza, solidarietà o altre astrazioni non riuscirebbero ad evocare quello che sono stati questi anni. Meglio lasciar risuonare le immagini, le voci, gli odori, la materialità sensibile. La determinazione di un no, detto per sempre, senza ripensamenti, apre uno spiraglio.

LA GRANDE CONQUISTA

Lo spettacolo degli esclusi che assaltano con rabbia il Senato chiedendo a Mike Pence di rivelarsi, un proletario in piedi sulla scrivania dell’ufficio della politica multimilionaria Nancy Pelosi, e il perverso divertimento che la maggior parte provava nel farlo, forniscono immagini politiche potenti che parlano al disgusto diffuso per la vita statunitense che è quasi l’unica cosa su cui tutti sono d’accordo.
Qual è la nostra alternativa?

6 GENNAIO: UNA BASE DI MASSA PER IL FASCISMO?

L’occupazione del Campidoglio da parte dei sostenitori di Donald Trump, dopo un comizio che rilanciava le sue pretese prive di fondamento su una frode elettorale avrà come conseguenza la frattura del Partito Repubblicano, e preparerà il terreno al consolidamento di un nuovo centro politico bipartisan – sebbene più a destra di prima. Tuttavia questo apre la strada alla rottura con la democrazia rappresentativa di una grossa fetta della base di Trump, che abbraccerà un’esplicita alternativa fascista.

IL DESERTO SEMANTICO DEL CARCERE

E’ tempo di chiedersi quale idea di giustizia promani dai tribunali e dalle colonne dei giornali più forcaioli. Quali tipo di idee mettano nel suo campo semantico e a chi questo tipo di concezioni avvantaggino sul piano politico.
Senza questa operazione sarà impossibile mettere in campo delle narrative e delle azioni alternative e contrarie.

CHI COMPRA (Maledetto il suo momento II)

Un quartiere di periferia pieno di case in vendita e due facoltosi investitori, un agente immobiliare senza scrupoli ed un bar appena aperto che si distingue per la calda atmosfera.
Maledetto il suo momento torna con un secondo episodio. Dopo aver accompagnato per il quartiere un agente immobiliare, ripercorre ora le stesse strade in compagnia dei suoi clienti. Un racconto che ancora una volta parla di case, di chi vende, di chi compra e di chi abita.

CHIEDI A HUEY SE NON SAI COME SI FA

Pubblichiamo questo contributo proveniente da un collaboratore che si firma Quantum/A. E’ un approfondimento su un aspetto meno noto e meno appariscente delle Pantere Nere, ovvero le cliniche autonome dedicate alla salute della popolazione. Cura, comunità, autorganizzazione: sono le questioni su cui tutti in questo momento ci troviamo a dover riflettere.

PRIMAVERA MILANESE

La primavera rende il tutto ancora più irreale, i colori intorno sono intensi e un sole alto picchia sul parabrezza e fa sembrare tutto di plastica. Guido nel viale alberato tagliato in due dalle rotaie del tram, le gocce di sudore sulla fronte e Antonio di fianco che bestemmia contro il navigatore che si è impallato, con la vaga ma costante sensazione di essere a un crocevia, che tutto ciò che ho fatto e visto è andato per sempre e non tornerà mai più.

LETTERA DI JACQUES CAMATTE A UN AMICO DEL NORD

“In altre parole, nel tentativo di proteggersi, la specie si è rinchiusa in un divenire, nella sua erranza; diventando così incapace di immaginare altro. In ciò consiste la sua follia. Lo si evince dalle reazioni di malcelato panico dei leader, in tutti i campi”

CORONAVIRUS: UNA CIVILTA’ INTERA IN DISCUSSIONE

Pubblichiamo la traduzione di questo testo, apparso qualche giorno fa sul sito francese Rouen dans la rue, che ci sembra riassumere bene tutti i nodi che la pandemia ha aperto rispetto al presente e soprattutto al futuro. Se è vero quello che spesso ci ripetono, cioè che dopo tutto questo nulla tornerà come prima, allora ogni spunto è utile per cominciare a pensare alle prossime forme di normalità contro cui ci troveremo a lottare

L’AMBIENTE MILITANTE E IL SUO LINGUAGGIO

Dopo questi giorni cambierà tutto – si dice. Però molte cose sono dure a morire, e tra queste c’è sicuramente un certo uso tossico della lingua tipico degli ambienti militanti. Dunque, quale momento migliore per provare a riflettere un attimo sulle incrostazioni e i meccanismi automatici che affliggono e spesso soffocano quello che si vuole dire. Non ci sentiamo esenti dal problema, quindi inviateci ulteriori annotazioni, critiche ed insulti, e saranno sempre ben accetti.

FINESTRA SUL VUOTO

La solitudine attuale e il distanziamento futuro affollano i nostri pensieri. Ma forse un certo isolamento era già qui, pronto ad accogliere l’avvenire più cupo, e la paura che mangia l’anima rende anche ciechi a ciò che sta succedendo tutt’intorno. Che cosa misura la distanza, a cosa siamo davvero lontani?

WALDORF

Frammenti di un discorso: ci sono alcuni filippini, un cane, un tassista, i pokemon e la dipendenza dalla nicotina. Diario minimo della quarantena, da leggere preferibilmente mentre si è in coda al supermercato.

E INFINE IL MONDO SI FERMÒ

Questo non è uno scritto per deboli di stomaco, o di mente leggera. Non è per gente in cerca di svago e di intrattenimento a buon mercato. Questo articolo è gratuito e si spera irregolare… sì, ora che siete belli comodi – un po’ eccitati, un po’ annoiati a casa vostra: scritto sicuramente male, ma scomodo. Serve una scrittura brutta, irregolare.

È PIÙ FACILE

L’affollarsi delle distopie comincia a rendere i nostri occhi cisposi. Confcommercio prova a scrutare nel nostro animo, e fa paura che ci riesca. Può esistere anche uno stato d’eccezione che non ci aspettavamo – quello degli oppressi.

CONTATTO II – Note a margine di un’epidemia

Emergenza, crisi, fine, sono parole che tornano con ciclicità, questa volta intorno ad una Pandemia. Un presente che ci troviamo tutti a condividere, forse un punto di partenza per domandarci se è il presente che vogliamo vivere. Sanità e Salute: Due parole spesso confuse, su cui necessitiamo di fare chiarezza. Forse allora riusciremo ad immaginare anche un altro futuro.

LIAISONS #1 – Prefazione all’edizione italiana

Nel 2018 usciva in Francia e in America il primo numero della rivista internazionale Liaisons, con contributi che partivano e attraversavano sollevazioni e lotte sparse in angoli diversi del mondo. Il tema intorno a cui ruotavano era quello del popolo e del populismo. Due anni dopo sbarca qui da noi, edita da Agenzia X, la traduzione italiana di quel primo numero. Riceviamo e pubblichiamo volentieri la prefazione all’edizione italiana (qui invece potete trovare la traduzione di quella all’edizione francese), e speriamo che possa essere l’avvio di un confronto. In comune ci sono i punti di partenza: Interruzioni e continuità, frammenti e legami, un noi che appare e scompare a intermittenza. Il deserto intorno e la rivolta che freme.

ARIA NELLA TESTA

Dopo tutto quello che è successo, che senso ha continuare a parlare dei sogni della memoria? E poi, Cortazar era davvero così bello? Cosa centra De Andrè con l’appennino? Non avendo risposte, ci interroghiamo sulle domande.

CRONACHE SUL FORO

Un giovane e rampante avvocato scorge il proprio riflesso nei vetri della metropolitana, rimugina sull’oggettività e imparzialità del diritto penale, considera sotto un’altra luce la splendida civiltà giuridica di cui è piccola e operosa appendice – e si spaventa un po’. Brevi cronache (forse in divenire) della cattiva coscienza della Legge, direttamente dal ventre oscuro del moloch che ha nome Palazzo di Giustizia.

ELEMENTI DI DECIVILIZZAZIONE

Nel marzo 2019, mentre infuriava l’insurrezione dei gilet gialli, sul sito francese Lundimatin appariva questo testo, la prima di sei parti, che tentava di tracciare i contorni storici e politici della domesticazione degli esseri umani e della loro trasformazione in produttori. Proponiamo qui una traduzione in italiano della prima parte, che ci sembra arrivare al cuore di diverse questioni centrali dell’attualità.

PRESENTE E PASSATO, RICORDO E STORIA

Nel 1989 usciva L’Editore di Nanni Balestrini. Un’opera complicata, un labirinto che portava la voce di un passato aperto, rimosso, spettrale. Oggi tutto questo sembra ancora più lontano e ritorna solo in forme mostruose e deformate, e per questo potrebbe essere il momento giusto per provare a rileggere (e ripensare) L’Editore, quel passato ma forse più in generale il nostro rapporto con tutto il passato.

AI BLOCCHI DI PARTENZA

La critica ad un’istituzione, qualunque essa sia, non può che partire dalla sua storia. Quali sono i meccanismi e i procedimenti che l’hanno portata a presentarsi come imperativa, a mistificarsi come necessaria, a mostrarsi come l’unico sviluppo possibile di una storia lineare? Alcuni appunti per affrontare il carattere costruito delle realtà che si presentano come eterne, in attesa di avere l’occasione per smontarle pezzo a pezzo

CONTATTO o dell’introduzione all’anti-Narciso

Che la fine del mondo stia arrivando, e che non ci possa essere salvezza dentro questo sistema capitalistico sono notizie ormai vecchie. Molto vecchie. Talmente vecchie che ormai forse la fine del mondo è già qui. Allora diventa urgente cominciare a pensare in maniera diversa sia la fine che il mondo. Qualche spunto in questo pezzo, in cui tra l’altro ci sono anche salamandre giganti che scrutano sprezzanti l’abisso dell’estinzione

AUTUNNO MILANESE

La redazione del Teatro di Oklahoma è attualmente (purtroppo) saldamente radicata a Milano. Di conseguenza, partecipa attivamente degli orrori e della putrescenza che ricoprono la bella Capitale Morale. Nell’autunno appena passato, che ha accompagnato la preparazione di questo piccola rivista, sono, com’è naturale, successi tanti fatti piccoli e grandi, ed alcuni hanno catturato la nostra attenzione e sono finiti in questi quattro quadretti, che non hanno alcuna pretesa di esaustività – sarebbe bello se l’elenco delle cronache di una catastrofe si fermasse al quattro. Potrebbe essere l’inizio di una rubrica (Oklahoma – le stagioni in città?) così come uno sfogo estemporaneo di scarsa rilevanza. Ad ogni modo li lasciamo qui, sperando che possano essere di vostro interesse: