FINESTRA SUL VUOTO

Pubblicato da admin il

La solitudine attuale e il distanziamento futuro affollano i nostri pensieri. Ma forse un certo isolamento era già qui, pronto ad accogliere l’avvenire più cupo, e la paura che mangia l’anima rende anche ciechi a ciò che sta succedendo tutt’intorno. Che cosa misura la distanza, a cosa siamo davvero lontani?

I

Gordon Lichfield è il direttore di MIT Technology Review, e dice che le cose non torneranno più come prima. Lo studio deve essere lungo e articolato, ovviamente non l’ho letto per intero. A dire il vero ignoravo anche l’esistenza di MIT Technology Review. Però da qualche giorno una serie di angosce più o meno familiari hanno traslocato fisse in casa, e si sono fatte un cantuccio per loro conto nelle mie stanze. Con coinquilini del genere c’è poco da fare, sono bestie domestiche ma molto vivaci, e per evitare che ti svuotino il frigo o lascino tutto in disordine bisogna per forza stabilire delle regole di convivenza. Così, ho deciso di dedicare un terzo della giornata – in maniera abbastanza elastica – a giocherellarci un po’ e dedicare loro qualche attenzione. Del resto il tempo non manca a nessuno, ci conoscevamo anche prima e in questo modo rimaniamo soddisfatti tutti: io le tengo sotto controllo e loro si svagano e non fanno troppi disastri, per ora. Quindi ben venga anche questo Lichfield, e Milanofinanza che ne ha riassunto e tradotto le conclusioni. A quanto pare, uno stile di vita da recluso non è sostenibile per lunghi periodi. Non stento a crederlo. Qui i muri stanno già ingiallendo, e al di là di qualsiasi stratagemma a volte c’è qualcosa che salta alla gola e non se ne va anche per ore. L’ombra del futuro, mi dico, e poi mi faccio una risatina rassicurante e bevo un bicchiere di vino – ne ho una buona scorta, immortalata da una foto e la didascalia quarantena, non ti temo! e risate e solidarietà (virtuali) dagli amici.

Oltre a questo, comunque, si prevede un incremento della shut-in economy, vale a dire tutto ciò che si può ordinare, acquistare, usufruire on-line. E poi delle regole di distanziamento sociale, da seguire anche dopo, quando ci sarà un dopo. Quindi, per esempio, anche le palestre o i cinema non funzioneranno più proprio allo stesso modo di prima. Ce n’era abbastanza per il terzo di giornata mio e dei miei animaletti. Ho fumato un paio di sigarette e bevuto un altro bicchiere di vino. Dovevo finire di leggere un libro ma non avevo troppa voglia – ad ogni modo libri da parte ne ho, quel che si dice un lettore forte. Rarità di questi tempi, se volete andare in posti poco frequentati andate nelle librerie. Cerco di pensare a come possano cambiare le cose e guardo per un po’ nel vuoto.

La sera effettivamente mi veniva da pensare alle varie chiamate skype o zoom che ho fatto in questi giorni (un paio di screenshot che ho salvato sono divertenti). Probabilmente rimarranno nella memoria, che le addolcirà come già capita ad ogni altra cosa e insomma, credo si salverà comunque qualcosa di cui rideremo a posteriori. I volti spettrali e i suoni farraginosi assumeranno una sfumatura familiare – come del resto i miei cuccioli che respirano piano in un angolo al buio – e prima o poi, per quanto tempo ci possa volere, qualcuno o qualcosa sarà in grado di pulirli e renderli nitidi, senza ombre e riverberi. Questo mi intimorisce, perché misura la prossimità e l’assuefazione alla distanza adesso e nel futuro, quanto tempo rimani in silenzio anche in un giorno normale, non è bello chiudere gli occhi da soli, e prima di riuscire ad addormentarmi ho pensato che era qualche giorno ormai che non parlavo di persona a quelli a cui volevo bene.

Qui dentro non c’è prevenzione reale. Anzi, le cosiddette “misure preventive” non hanno avuto altro risultato che peggiorare disagio ed isolamento. Niente colloqui con i parenti; niente pacchi, né portati né spediti; sospese tutte le attività scolastiche e culturali; nessuna possibile attività di supplenza via internet, dal momento che in carcere non c’è accesso a strumenti informatici. Anche le cose più semplici come lavare gli indumenti personali qui dentro diventano un’impresa: da settimane la lavatrice a gettoni non è utilizzabile; l’unica alternativa é farsi il bucato nella doccia comune, dove gli scarichi funzionano male e si è costretti a lavorare con i piedi immersi nell’acqua. Se qualcosa è cambiato, lo è in peggio, come il rincaro dei prezzi di generi di prima necessità, acquistabili soltanto allo spazio interno.

ll carcere di Madonna del Freddo da oggi 9/3/2020 comincerà uno sciopero della fame, tutti i lavoratori detenuti non andranno più a lavoro, tutti i detenuti non faranno la spesa di ogni genere, tutte le spese saranno distrutte, tutte le sere dalle 20.00 alle 21.00 si farà la battitura fino a quando non saranno soddisfatte le nostre richieste:
–    tutti i detenuti sotto i termini devono essere mandati immediatamente nelle misure alternative che spettano per legge
–    immediata chiusura sintesi comportamentale
–    fornitura di mezzi adeguati per sopperire alla sospensione dei colloqui con i famigliari (skype, telefonate giornaliere 7 a settimana)
–    fornitura di prodotti igienici disinfettanti per cose e persone
–    fornitura di acqua potabile

–    chiusura di tutti gli agenti e lavoratori interni al penitenziario per tutta la durata della chiusura dei colloqui, in subordine, accesso dei famigliari alle stesse condizioni degli agenti penitenziari (con mascherine e controlli medici)
–    per i detenuti senza contratto, fare una autocertificazione per le chiamate
–    non ritorsioni per i lavoranti che partecipano allo sciopero e protestanti leader

II

Anche a me questa clausura, dopo un po’, sta dando alla testa. Ma la gente che deve ad ogni costo uscire o andare a correre al parco, ecco, proprio non la capisco. Ci vedo anche un po’ di individualismo, posso capire le esigenze, eh, ma il pericolo c’è e finché c’è bisogna adeguarsi. Non che io stia bene. Le bestiole scalpitano, prosperano parecchio, magari è un’impressione però sembra che di giorno in giorno ingrassino e si facciano pure più arroganti. La suddivisione della giornata in tre terzi – un terzo era per loro, l’altro per la lettura e l’ultimo per le chiamate o comunque i vari contatti – spesso salta o si confonde. Credo dovrò farci l’abitudine.

Ieri mi sono scoperto a misurare insistentemente dentro di me dei sintomi molto vaghi, però credo sia meglio stare attenti. La cosa mi ha lasciato interdetto – paralizzato – per un po’ di tempo. Questa paura sottile, voglio dire, gestirsela tutta da soli non è sempre facile. Berci su qualcosa, comunque, aiuta. L’audio che gira nel gruppo del calcetto fa ridere, un tipo che con un pesante accento veneto si lamenta del fatto che il vero problema sia la mancanza di spacciatori – non ha tutti i torti. Io non fumo spesso, ma adesso per esempio due tiri li farei anche volentieri. Comunque, non va sempre male. Il libro che stavo leggendo l’ho finito. Ne ho altri ma vedo che comunque ancora su internet si può ordinare, eventualmente ci faccio un pensiero. Anche il cibo, volendo, lo consegnano. Io la spesa l’ho fatta, una grossa per la settimana, visto che le bestie si mangiano prevalentemente me ormai dovrebbe bastare, ma qualche sfizio me lo posso concedere.

Oggi ho pensato che non vorrei mai che qualcuno che conosco muoia. Lo penso davvero. E dopo c’erano i progetti che si affollavano, quelli recenti appena travolti che ancora mi si agitavano in testa, sembravano ancora vivi ma in realtà già sepolti, sempre l’ombra del futuro. Io ne avevo di progetti, ed è un peccato vederli finire così. Mi sono spaventato e c’è voluto un po’ di tempo per calmarmi. Gli animaletti erano tutti eccitati. Ho ordinato una poké col salmone, il ragazzo è arrivato in fretta. Dopo cena ho messo su una lavatrice e ho aspettato che finisse leggendo. Non riuscivo ad addormentarmi e per prendere sonno ho usato il mio account premium, ora che è gratuito.

Le imprese insistono per un “codice di autoregolamentazione”, meno stringente e privo di sanzioni. Una sorta di decalogo di buone prassi volontarie a cui le aziende possono o meno attenersi, in totale autonomia senza discuterne con le rappresentanze dei lavoratori. E senza essere costrette a chiudere, anche solo pochi giorni, per consentire la sanificazione degli ambienti e mettersi in regola.

Ma c’è di peggio, in questi giorni mi trovo costretto nonostante la grande emergenza Coronavirus a lavorare in un luogo di circa mille persone; a cambiarmi in uno spogliatoio con quattro persone affianco a me in pochi metri di distanza, non rispettando così nemmeno la distanza di sicurezza. Per non parlare di guanti e mascherine che non sono mai esistite e gli igienizzanti per mani che anziché aumentare sono diminuiti.
L’ azienda qualche giorno fa aveva comunicato che avrebbe provveduto a misurare la temperatura corporea ad ogni operaio all’ingresso e regolato il flusso negli spogliatoi (cose che non hanno mai fatto).
Inoltre ieri mattina é stata evacuata l’azienda intera per una “disinfezione” per poi scoprire tramite LA STAMPA che ci sono due positivi al virus in uno dei tanti reparti; in tutto questo i capi sono a casa tranquilli.

III

La metro è piena al mattino. È piena nel tardo pomeriggio. Ci sono le foto sui giornali. Dicono che arriva l’esercito, forse è già arrivato. Di certo fanno molti più controlli adesso, lo vedo dalla finestra – quella che non dà sul cortile. Avanti-indietro, avanti-indietro, avanti-indietro, poi mi calmo. Le bestie invece si stanno agitando. Dovrei pensare ad un’autocertificazione, magari le porto fuori una mezz’oretta al giorno.
I controlli sono giusti.

Questo distanziamento sociale. Si resterà per sempre lontani di circa un metro? Una rete di localizzazione che, ad esempio tramite i cellulari, traccia gli spostamenti e permette di ricostruire se si è stati in contatto con qualcuno positivo. Gli screening e i controlli negli aeroporti, dopo un po’ ci siamo abituati. Anch’io avevo in programma dei viaggi, e mi sa proprio che saranno rimandati. L’altra mattina c’era un bel sole, e sul balcone ho ricordato la scorsa estate a Barcellona, ho bevuto un caffè sulla terrazza illuminata, sono quei piccoli momenti che ti vengono in soccorso – chissà perché i panorami delle città di vacanza sembrano sempre più belli. Qui non è mai stato molto rumoroso, ma ora non si sente davvero nulla. Immagino fuori tutte le vie semideserte solo percorse dal sibilo delle biciclette dei rider, avanti-indietro, avanti-indietro, avanti-indietro. Questo mi calma. Libri e tartàre di salmone. Resto fermo ancora un pochino, mi avvito sui sintomi eventuali e sugli eventi che si profilano. Sarà meglio provare a fare qualcosa. Un paio di telefonate, un giro di social, la doccia. Ho sempre paura.

Mi sento così solo, e la casa si sta affollando, tra me e gli ospiti indesiderati rischiamo di non starci tutti qui. Credo, comunque, che implementeranno il telelavoro, e non è un male. Posso reinventarmi. Sarà peggio che nel 2008. In un locale notturno ti chiedono la prova di immunità e come sono belle le serate a bere fuori, un sacco di furgoncini, biciclette Glovo e camion militari. Mi accorgo che il frigo è quasi vuoto. È l’occasione di scendere a fare la spesa, in fondo c’è il sole, non andrò in metro, ci si arriva a piedi. Prenderò ancora del vino.

Familiare di un detenuto del primo reparto: «Ha detto che sono in una situazione di merda. Passano solo acqua e sigarette. Hanno tolto i fornelli. Oggi doveva arrivare la spesa ma non è arrivata. Oggi sono andati all’aria un’ora, meno male. Gli ho detto “Finalmente hai chiamato, è una settimana che non dormo” e lui mi fa “Tu non dormi? Io ancora oggi dove guardo trovo lividi nuovi”.

La notizia di qualche giorno fa di un lavoratore di un reparto della grande multinazionale di Pontedera risultato positivo al tampone di Coronavirus ha prodotto la quarantena per una ventina di colleghi… per gli altri 2480 operai invece… qualche mascherina e un po’ di gel igienizzante sulle mani. Alla Ceva, grande centro ricambi Piaggio, i 200 operai da lunedì aspettano tutti gli stessi materiali per l’igiene, mascherine, guanti, gel. Le così tanto importanti condizioni di sicurezza valgono per tutti, dice Conte, meno che per gli operai. Così giovedì mattina i RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) di Ceva e Piaggio chiedono ufficialmente ai responsabili di fare andare a casa gli operai, di chiudere gli stabilimenti, di mettere tutti in sicurezza. In Piaggio attivano la teleconferenza con gli alti vertici di Colaninno… rispondono dopo un’ora. Per loro è tutto a posto! Le condizioni di sicurezza in fabbrica sono conformi a quanto dichiarato nel decreto di Conte.

Familiare di un detenuto del primo reparto: «Mi ha appena chiamato, mi ha raccontato tutto, che lo hanno picchiato in tre e lo hanno spaccato, che ha le mani rotte ma sta bene, che hanno picchiato tutti perché nella confusione non hanno guardato chi c’era e chi non c’era, hanno spento le luci e hanno picchiato tutti. Lo hanno tenuto a terra coi piedi e lo hanno picchiato con i manganelli. Dopo che lo hanno picchiato per riportarlo nella cella lo hanno dovuto trascinare perché non stava in piedi e per due giorni non riusciva ad alzarsi perché si sentiva svenire»

IV

Quando sono uscito dal supermercato la luce del sole era bassa su tutte le case intorno. Due tizi parlavano da balcone a balcone. Un barbone sdraiato sembrava dormire, e una volante della polizia svoltava all’angolo, piano piano.

Le parti in corsivo sono tratte da:

http://www.osservatoriorepressione.info/lettera-nicoletta-dosio-sulla-situazione-carcere-giorni/?fbclid=IwAR3Lv-mX46moAbOr6EIVBXi1bshJsOQRjCjVNgd6hAdHvE1BxKswqNtRz0o

https://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=3519&fbclid=IwAR2MeJ0UssnfAx0jYBpgZKXZKaYKNUsfZs0rSNzJUJelRCDXrCfVI9wTVsI

https://www.repubblica.it/economia/2020/03/14/news/coronavirus_sindacati_e_confindustria_scontro_sulla_tutela_dei_lavoratori-251236120/

https://www.infoaut.org/precariato-sociale/testimonianze-operaie-al-tempo-del-coronavirus

https://www.facebook.com/TILT-Voci-da-una-societ%C3%A0-in-cortocircuito-104859437812860/?epa=SEARCH_BOX