CIÒ CHE NON SI PUÒ AVERE (GIUSTIZIA-AMORE-VERITÀ)
“Una parola che non suoni come l’ipotetico verbo della salvezza pronunziato dal di fuori del disastro, non si ponga come ricattatorio e falso modello d’un “altrimenti” che non può darsi; ma suoni invece, compromessa, distorta, a malapena riconoscibile, dal di dentro del disastro (non dalla parte del disastro) dove tutti stiamo, ugualmente dannati, e finisca per valere come pegno — come uno dei pegni — di resistenza, d’oltranza, d’irriducibilità all’inumano.”