WALDORF II

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La Waldorf è una varietà di Mimosa: aspettando la Fase 2, ecco Waldorf II.

Sono passate più o meno quattro settimane dal 7 di Marzo, la curva dei contagi sembra essersi stabilizzata sul livello di quattromila casi al giorno. Alle 18 un signore con gli occhiali e la parlata strascicata appare in diretta televisiva e per una mezzoretta propone cifre a cui nessuno, lui compreso, crede più. Le trasmissioni della sera oscillano tra l’emozionale e il patetico, niente di nuovo.

Dopo lo sbigottimento iniziale, ci si è arrangiati a costruire un qualche tipo di routine per attraversare la flaccidità e l’uniformità delle ore, contenendo i danni. C’è un film americano che si chiama “Il giorno della marmotta”. Il protagonista, come accade spesso in Pennsylvania e in Bovisasca, rimane intrappolato in un paradosso temporale per cui si sveglia tutti giorni alle 6 del 2 Febbraio. All’inizio si diverte, poi no e cerca di ammazzarsi. Nonostante il film sia abbastanza brutto perché finisce con lui che si innamora e vissero tutti felici e contenti, Bill Murray (recita benino) ci da qualche indicazione, che riassumerò sinteticamente: il mondo non ha senso, quindi si prova a costruirne uno attraverso le relazioni, le esperienze, le situazioni; quando queste vengono a mancare, ci si ricorda che il mondo non ha senso: per non uscire (definitivamente) di testa è necessario attribuire significati a qualcos’altro, ma cosa? Che fare? Se lo sapessi lo scriverei, giuro. Deprimersi è comune, o quanto meno è più difficile trovare un qualsiasi tipo di soddisfazione. Sto diventando emotivo: ieri ho visto un video, due scoiattoli facevano un nido su un davanzale e ho pianto.

Tra le tante attività possibili, molti sembrano aver ritrovato un gusto particolare per la delazione: non possiamo che unirci ad un accorato augurio di saturnismo [come si diceva qualche tempo fa sui muri dietro al mio liceo].

Altri hanno trovato un’imprevedibile senso di comunità nei propri contesti di appartenenza, quali che siano: il condominio, il vicinato in generale, la propria via. Gli inquilini del terzo piano, contraddistinti da isteria tutti – cane, mamma, due figlie – sembrano aver ritrovato l’armonia con quelli del secondo – nonna, nonno, mamma, figlia, tre gatti. Gli elementi di divergenza legati alla gestione degli animali domestici sono stati accantonati verso una inedita unità fondata (sembra) sulla giustapposizione senza soluzione di continuità dell’Inno di Mameli e degli 883. Quando hanno messo “Tieni il tempo” mi sono emozionato [di nuovo]. Una ragazza balla con la mascherina in cortile; l’extra-parlamentare della scala O esce con il sorriso e il petto in fuori quando sente l’inno dell’Unione Sovietica, proviene da un’autoradio: un ragazzo ride, altri si interrogano – Shostakovich? – più o meno. La Matta – dietro ogni matta c’è un condominio – passeggia e parla da sola, qualcuno si affaccia e commenta il tempo: guarda la rucola che cresce nelle aiuole e gli ailanti dietro alla rampa dei box.

Sul versante socio-economico, la situazione è per ora complicata, tra qualche mese [dicono] sarà catastrofica. La Confindustria, sempre loro, quelli che il mese scorso brindavano alle magnifiche sorti e progressive dell’umanità, si sono organizzati e, su Twitter, oscillano tra il minaccioso e il piagnucoloso: “Motore del paese potrebbe fermarsi”, “Necessario utilizzare misure non convenzionali”, “Pianificare riapertura graduale attività economiche”. Non capiamo la ragione per cui non utilizzano gli articoli, come scelta stilistica non ci sembra eccezionale. In ogni caso, ieri sera ho sognato una sincera folla democratica che andava a bussare, democraticamente, alla tenuta degli Agnelli e, sempre democraticamente, li obbligava a consegnare tutto quello che negli anni avevano arraffato e loro, democraticamente, farfugliavano qualcosa del tipo “Ok va bene la patrimoniale al 10% però la Juve no, la Juve no” e invece la folla si prendeva anche la Juve e Ceccarini fischiava quel rigore su Ronaldo e Buffon si ritrovava in un campo di rieducazione nello Guandong e imparava il rispetto per le donne e i poveri ed era tutto molto bello e entusiasmante finché uno dei capipopolo non si toglieva la maschera e intravedevo dei baffi e pensavo “oh no è di nuovo lui” e sotto quella maschera c’era D’Alema quel porco che iniziava a sparare sulla folla, poi mi sono svegliato.

Probabilmente non ci saranno assalti alle case degli industriali [e ci dispiace], e non sappiamo cosa succederà a Settembre: in qualunque caso, questo sì, ci sarà da essere pronti.