LA GRANDE CONQUISTA
Pubblichiamo la traduzione di un secondo contributo su ciò che è accaduto il 6 Gennaio negli Stati Uniti. Oltre agli avvenimenti di quella giornata il testo tocca alcuni aspetti da sottolineare: Innanzitutto il fatto che negli anni passati l’estrema destra si muovesse in una zona di consapevole confusione tra un’opposizione frontale al “sistema” e la volontà di esserne parte come sua componente conservatrice, da cui discendeva una fondamentale ambiguità nei confronti della polizia e del suo ruolo politico. L’assalto a Capitol Hill potrebbe rappresentare uno spartiacque o comunque un cambiamento significativo. La seconda questione, forse la più importante, sta nella parte finale: l’emergenza di un disgusto diffuso per una vita non più sopportabile. “Azioni collettive come l’assedio del Campidoglio, non importa quanto effimere, fissano nella mente di milioni di persone l’idea che interventi drastici possono essere presi dalla gente comune”.
Il gusto della decadenza è fiacco e sapiente, assapora lo spettacolo e le sue fotoricordo surreali. Il politico fa analisi di fase, dibatte e preconizza. Altri si stracciano le vesti per l’oltraggio alla democrazia. In mezzo resta qualcosa su cui vale la pena riflettere.
Il 6 gennaio una folla determinata proveniente da tutti gli Stati Uniti è calata su Washington, D.C. Si sono scontrati con la polizia, hanno innalzato barricate, hanno violato il perimetro del Campidoglio degli Stati Uniti e si sono fatti strada nell’edificio stesso – il tutto mentre erano in corso le sedute di entrambe le Camere. All’interno, gli insorti hanno giocato al gatto e al topo con la polizia e gli agenti federali, girovagando allegramente tra le sale evacuate del Congresso e del Senato, e hanno saccheggiato gli uffici di politici di alto livello, che sono sfuggiti a un’aggressione diretta per una manciata di minuti. Lo scenario del Campidoglio è stata replicato in miniatura in tutti gli Stati Uniti, con grandi folle che minacciavano i palazzi dello Stato di Washington, Georgia, Arizona, Oklahoma e altri. Ma niente in confronto allo spettacolo che si è svolto nella capitale della nazione.
Mike Davis cita giustamente il detto surrealista secondo cui “nessuna idea o immagine che possa prestarsi a una spiegazione razionale di qualsiasi tipo sarebbe stata accettata”. In realtà, molte delle immagini che emergono dal Campidoglio rendono banale la parola “surreale”. “Dov’è Pence?”, gridava un uomo a torso nudo, indossando una pelliccia e delle corna vichinghe in cima alla tribuna del Senato degli Stati Uniti. “Fatti vedere!” Altrove un uomo sghignazzando ha messo i piedi sulla scrivania dell’ufficio della Presidente della Camera Nancy Pelosi, mentre altri saccheggiavano il suo ufficio e quello di altri, facendosi selfie e video in streaming. Un altro uomo con indosso la pelliccia, un giubbotto antiproiettile e uno scudo antisommossa sottratto alla polizia, si riposava appoggiato ad un’asta di legno apparendo disorientato e privo di un piano, prima di sedersi semplicemente su una panca di pelle decorata. In alcune scene, gli insorti sembrano spettatori nelle sale del Campidoglio, che rispettano le corde di velluto installate per le visite guidate, mentre uno agitava la videocamera, con un sorriso a 32 denti mentre tenta di depredare il leggio della Camera dei Rappresentanti.
Davis, tuttavia, è troppo veloce a liquidare gli insorti, che sostiene “non avevano la minima idea”. Per ogni immagine assurda o risibile che possiamo citare per liquidarli, ce n’è un’altra che dimostra combattività tattica e serietà d’intenti. Un dimostrante armato in tenuta militare e con equipaggiamento tattico ha preso d’assalto il piano del Congresso con in mano delle fascette di plastica, facendo capire l’intenzione di prendere ostaggi o anche di eseguire esecuzioni sommarie come il complotto sventato in Michigan alla fine dello scorso anno. L’assalto stesso ha richiesto un combattimento in più luoghi, con partecipanti chiaramente equipaggiati per gli scontri, e molti che sembravano armati. A un certo punto, all’interno del Campidoglio, una piccola folla ha tentato di sfondare una barricata, e la prima che l’ha oltrepassata è stato colpito e ucciso, la trentacinquenne Ashli Babbitt, una veterana delle interminabili guerre in Iraq e Afghanistan, e un’ ardente sostenitrice di Trump e del movimento teorico complottista Q Anon. Babbitt ha viaggiato da San Diego per intraprendere un’azione diretta e violenta. “Nulla ci fermerà”, ha twittato il giorno prima, “…. possono provare e provare e provare ma la tempesta è qui e sta scendendo su DC in meno di 24 ore….dark to light!
Babbitt ha trovato la morte facendo esattamente quello per cui era venuta a Washington. L’assedio era stato pianificato per settimane in tandem con un grande raduno pro-Trump, promosso dal Presidente stesso. “Grande protesta a Washington il 6 gennaio”, ha twittato Trump a metà dicembre. “Siateci, siate selvaggi!” Seguendo la chiamata per un’altra rivoluzione alla maniera del 1776, la destra armata ha viaggiato da tutti gli Stati Uniti per fermare la ratifica della vittoria elettorale di Biden con qualsiasi mezzo. Trump si è messo a capo di un raduno di massa fuori dalla Casa Bianca, incitando i suoi sostenitori a marciare verso il Campidoglio dichiarando falsamente che avrebbe partecipato personalmente, prima di sparire di nuovo alla Casa Bianca, non interessato a condurre fisicamente un colpo di stato. Ma è finita che la folla non ha avuto bisogno di lui per trovare la strada verso il Campidoglio. In un’anticipazione di quello che è seguito, il coinvolgimento del Presidente è diventato in gran parte irrilevante, dato che il movimento che ha agito all’ombra di Trump ha assunto una vita propria nelle strade.
Il tema di una rivoluzione violenta è stato costante per tutta la giornata. Un reporter di Blaze TV di Glenn Beck si è vantato della sua partecipazione alla “rivoluzione in corso” in un tweet poi rimosso: “Sono nell’ufficio di Nancy Pelosi con i migliaia di rivoluzionari che hanno preso d’assalto l’edificio”. Trump potrebbe non essere stato serio riguardo a un colpo di stato armato – presumibilmente ha rinunciato da tempo a mantenere il potere, e sta semplicemente mantenendo la sua base in fiamme e il suo nome nei notiziari. Ma molti dei suoi seguaci erano terribilmente seri. Canti come “assalto al Campidoglio” e “1776” sono riecheggiati prima ancora che la marcia arrivasse al palazzo. E’ stata eretta un’impalcatura sospesa, con tanto di cappio, fuori dal Campidoglio, e sono state piazzate bombe artigianali fuori dalle sedi dei partiti repubblicani e democratici.
Mentre la vittoria di Biden è stata alla fine certificata con un bombardamento di stucchevoli luoghi comuni, l’assedio del Campidoglio degli Stati Uniti è stato comunque una grande vittoria per gli insorti di estrema destra negli Stati Uniti, simile all’assedio del terzo distretto di Minneapolis che ha contribuito a catalizzare e a dare alla ribellione di George Floyd dell’estate scorsa un’identità militante contro la polizia. La pratica dell’assedio è un campanello d’allarme dei cambiamenti che l’estrema destra statunitense ha subito nei cinque anni da quando il movimento Trump le ha dato nuova vita. L’assedio offre anche al movimento un’occasione di cui aveva bisogno per l’auto-chiarimento, che si svilupperà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi tra l’eterogeneo movimento della destra statunitense che ha agganciato il proprio carro alla stella cadente di Trump. Oltretutto, a rischio di azzeccarci Davis ci mette giustamente in guardia sul fatto che quando si scriverà la storia di questo periodo, l’assedio del Campidoglio segnerà probabilmente l’inizio di un nuovo capitolo nell’estrema destra statunitense.
Tornando al periodo d’oro del 2015, l’alt-right è salita alla ribalta alle spalle della campagna elettorale di Trump, utilizzando l’abilità nell’uso dei media per ritagliarsi un ruolo sovradimensionato nel dibattito nazionale, mentre i comizi di Trump e le relative battaglie di strada hanno portato una molteplicità di giovani reazionari fuori da Internet e nelle strade. Il principale punto di forza dell’alt-right è stata la zona di indistinzione che il movimento Trump ha creato tra il movimento conservatore tradizionale e le sue frange fasciste, permettendo agli alt-right di operare in ambienti conservatori più ampi e di attirare i cosiddetti normies verso il loro brand emergente fascista. Questa forza era anche la debolezza del movimento, comunque, in quanto l’alt-right era di per sé indistinta, e non ha mai raggiunto una sufficiente chiarezza sul fatto che si trattasse di lealtà al sistema o opposizione al sistema, per utilizzare l’opportuno schema fornito dal blog Three-Way Fight. Guidati da Richard Spencer, i leader di alt-right hanno perseguito una strategia di riformismo militante, cercando di integrare i punti di vista dei nazionalisti bianchi nella società civile come mezzo per trasformarla. Mettendo da parte la loro agghiacciante visione di come la società dovrebbe funzionare, non avevano molta idee su come arrivarci, a parte convincere i bianchi a sostenerli e a candidarsi per le elezioni.
Per la maggior parte, la politica dell’ alt-right era eclettica e tenuta insieme dalla comune inimicizia, non da una chiara analisi o visione politica. Questo era un prodotto dell’innovazione del movimento, ma non è stato sufficientemente affrontato. Anche quando i Proud Boys cercavano scontri violenti con gli antifascisti e venivano spesso arrestati, giuravano fedeltà alla polizia statunitense e bollavano gli antifascisti come “terroristi” che dovevano essere combattuti in nome del Paese che amavano. All’inizio del 2017, ho visto il vecchio leader dei Proud Boy Sal Cipolla, portato via a forza dalla polizia di New York per aver aggredito un giornalista. I Proud Boys non hanno fatto alcuna mossa per resistere o inimicarsi i poliziotti, e Cipolla ha inondato di complimenti gli agenti che lo stavano arrestando, sostenendoli! In un’altra scena, un frequente co-conduttore del programma di punta di The Right Stuff, The Daily Shoah, il Chapo Trap House dell’alt-right, ha fatto uno scherzo ai suoi compagni telefonando in diretta e chiedendo: “se gli Stati Uniti sono controllati dagli ebrei, perché li appoggiate?” I conduttori erano completamente sconcertati! Dopo un silenzio imbarazzante lo scherzo è stato scoperto, e tra risate nervose il programma è continuato, senza mai tornare alla domanda a cui non erano preparati a rispondere.
L’alt-right non ha avuto molto più tempo per riflettere sulla domanda. Il disastro delle pubbliche relazioni di Charlottesville avrebbe dovuto “unire la destra” a favore dell’alt-right e consolidare il loro ingresso nel conservatorismo tradizionale, ma si trasformò invece in quello che alcuni fascisti chiamarono “l’Altamont dell’alt-right”. Mentre la crescita del disprezzo pubblico, le lotte intestine e un grave processo contribuirono notevolmente al crollo del movimento, il fattore decisivo fu la sua incapacità di scegliere tra un movimento di cittadini rispettosi della legge e un movimento di violenza politica – in altre parole, rimase impantanato al crocevia tra lealtà al sistema e opposizione al sistema. Senza un chiaro senso di ciò che erano, hanno ceduto alla pressione. Non è una coincidenza che l’unico gruppo ad avere successo all’indomani di Charlottesville sia stato quello dei Proud Boys, che erano in pace con la loro ricerca della violenza politica e avevano sufficiente chiarezza tra di loro per andare oltre Charlottesville, mentre schivavano le accuse di supremazia bianca grazie al fatto di avere membri di spicco non bianchi.
Lo stile dei Proud Boys nella violenza di strada è sopravvissuto a Charlottesville e si è fuso con gruppi simili come il neofascista Patriot Prayer e gli emissari del decennale movimento della milizia statunitense come i Three Percenters. Questi gruppi hanno contribuito a generare una cultura di risse carnevalesche a Berkeley, Portland, e in altre città, alimentando una cultura di lotta di strada tra la destra e gruppetti di pazzi dediti alla violenza politica e/o annoiati e desiderosi della prossima scarica di adrenalina. Combattere gli antifascisti che si contro-mobilitavano doverosamente è diventato uno sport estremo, così come è stato il contro-summit per gli esponenti di sinistra del movimento no global. “Quello che è successo oggi [al Campidoglio] fa parte di un percorso di azioni di strada della destra che si svolgono dal 2017 a Berkeley”, ha scritto il giornalista Shane Bauer. “Un gruppo composto dalle stesse persone. Gli stessi stupidi costumi. La stessa visione del mondo”.
Il conflitto aperto con la polizia, tuttavia, non ha mai fatto parte dell’orizzonte di questi simpatizzanti di destra. Infatti, questi raduni hanno spesso dimostrato una notevole sovrapposizione con le organizzazioni di polizia sotto la bandiera di Blue Lives Matter, soprattutto dopo la rivolta di George Floyd. Non dobbiamo mai dimenticare come il killer di Kenosha Kyle Rittenhouse, un celebre prodotto di questo milieu di destra, sia stato incoraggiato dalla polizia prima della sparatoria e successivamente autorizzato ad andarsene. Questo stesso milieu ha prodotto anche proteste “anti-lockdown” contro le misure di salute pubblica prese di fronte al Covid, che a loro volta si sono intrecciate in raduni pro-Trump, cortei motorizzati, sfilate di barche, e infine raduni “Stop the Steal” contro il presunto furto delle elezioni. Tutte queste manifestazioni hanno avuto dei forti elementi di sostegno alla polizia statunitense, i cui sindacati hanno a stragrande maggioranza – cosa singolare tra i sindacati statunitensi – dato il loro sostegno a Trump.
Nelle settimane precedenti l’assedio del Campidoglio, però, la situazione ha cominciato a cambiare. I Proud Boys sono entrati in conflitto con i poliziotti alla loro “Million MAGA March”, una precedente parata Washington, chiedendo di passare attraverso un cordone di polizia che li separava da un gruppo di antifascisti molto più piccolo. Un nutrito gruppo di manifestanti di destra ha quindi attaccato i simboli del Black Lives Matter, bruciando anche uno striscione rubato a una storica chiesa nera. Alla fine di dicembre, militanti di destra nell’orbita di Patriot Prayer e dei Proud Boys hanno attaccato il parlamento di Salem, in Oregon, scontrandosi con la polizia, anche spruzzando spray chimici irritanti ai poliziotti. All’inizio di gennaio, la scena si è ripetuta per le strade di Salem, che ha visto alcuni militanti di destra fare un grande spettacolo calpestando una bandiera americana della polizia, la Thin Blue Line. La notte prima del raduno del 6 gennaio, polizia e fascisti si sono apertamente scontrati per il controllo delle strade di Washington. Così, un movimento che si era costruito in larga parte come sostenitore della polizia statunitense contro il BLM e l’antifa ha iniziato a pianificare scontri armati non con gli antifa o i democratici, ma con i poliziotti stessi. Questa profonda ambiguità si può meglio cogliere dall’assalto ad un cordone di polizia a Washington da parte di un rivoltoso che sventola la bandiera della Thin Blue Line.
Questo non vuol dire che non ci siano sempre state piccole sacche di destra rivoluzionaria, soprattutto nel movimento delle milizie o isolate e in gran parte rimaste online. Ma sono state prevalentemente emarginate, risultando incisive solo in caso di attacchi solitari. Al contrario, i disordini scoppiati a Washington dimostrano che una significativa parte di destra statunitense sta iniziando ad abbracciare senza ambiguità un quadro di opposizione al sistema. Nel farlo sono aiutati non poco dallo stesso Trump, che ha passato la maggior parte degli ultimi due mesi a dire che il governo è illegittimo e che per questo motivo le sue leggi non devono essere rispettate. Ma questo è anche dovuto al superamento delle contraddizioni nella loro teoria e nella loro pratica attraverso la lotta, verso un fascismo extraparlamentare, così come l’andare oltre il riformismo è un elemento essenziale per la maturità politica della sinistra, e spesso si ottiene solo con un’attivismo concreto.
Ironia della sorte, l’uscita di Trump lascia navigare col vento in poppa i fascisti americani a un livello imparagonabile rispetto all’epoca della sua venuta. Non c’è più un presidente in carica che si morde la lingua sul supporto ai fascisti; ora c’è di nuovo la gioia di essere l’opposizione destituita. Che sia avvenuto ciò alla vigilia di una presidenza democratica che anche i repubblicani mainstream non considerano legittima è un’enorme vantaggio per l’organizzazione futura della destra. I compagni del Three-Way Fight hanno ragione a sottolineare che il modo in cui lo Stato risponderà a questi gruppi di destra nei prossimi mesi giocherà un ruolo importante nel consolidamento del senso comune contro la polizia. Visto attraverso la lente dell’assedio del Campidoglio, che ha lasciato una scia terribilmente incauta di prove digitali, è difficile immaginare i prossimi mesi senza una repressione diffusa che spaccherà in modo permanente la destra tra un lealtà al sistema e opposizione al sistema, contribuendo a delineare i contorni del movimento post-Trump. La prima tra le questioni divisive sarà il ruolo della polizia: amico o nemico?
La maggior parte dei commenti finora si è limitata all’eterna affermazione dell’ovvio che gli uomini bianchi di destra hanno relativa vita facile con la polizia, che equivale a chiedere un uso proporzionale della violenza bruta dello Stato contro tutti. E mentre la fabbrica della teoria cospirativa di destra sostiene già che gli insorti erano antifascisti sotto mentite spoglie, la gran varietà delle analisi di sinistra non sono migliori. Un singolo video che mostra alcuni poliziotti abbandonare una barricata senza combattere è stato pubblicato accanto a un filmato di alcuni poliziotti disorientati all’interno del Campidoglio che si fanno selfies con i rivoltosi, per sostenere la teoria del complotto che la polizia del Campidoglio abbia lasciato accadere tutto di proposito. Non importa che il giornalista che ha girato il video precedente abbia sostenuto che è stato ritratto in modo del tutto sbagliato. Sembra che nessun tipo di video di duri scontri tra manifestanti e polizia, comprese scene di grande coraggio che molti di sinistra esiterebbero a imitare, sia importante per coloro che sono determinati a seguire questa analisi. E questo non vuol dire che la cooperazione a livello individuale o addirittura concertata tra la destra e la polizia sia impossibile, o che il Campidoglio sarebbe stato adeguatamente equipaggiato per un attacco del genere, se la manifestazione fosse stata di sinistra. Ma l’onere della prova per chi avanza pretese di cospirazione, attualmente quasi inesistenti, deve essere aumentato in modo esponenziale.
In termini più ampi, tali narrazioni cospirative sono preferibili al confronto con il fatto che una tendenza esplicitamente rivoluzionaria di destra sta molto probabilmente godendo di un momento propizio di ricomposizione, senza paura di infliggere la violenza o di subirla, anche al punto di morire, e dovrebbe quindi essere considerata come temibile nemica, altrettanto capace come la sinistra di opporsi allo stato americano, o peggio ancora, apparendo come l’unica alternativa riconoscibile al neoliberismo, come ha fatto Trump nelle elezioni del 2016. Con Donald Trump che sta rapidamente svanendo nell’irrilevanza, quello che stiamo vedendo è quasi certamente la nascita di qualcosa di nuovo che ci troveremo ad affrontare negli anni a venire, definito dall’esperienza dell’assedio al Campidoglio, e dalle linee ideologiche e pratiche che mostrerà e traccerà. Inoltre, la narrazione cospirativa permette di eludere la sfida che un gruppo di persone relativamente piccolo, determinato e coraggioso può fare moltissimo una volta lasciate andare le proprie paure e preoccupazioni di tranquillizzare la società civile o pestare i piedi di chiunque pretenda di rappresentare grandi gruppi di persone.
In un Paese dove la maggioranza dei cittadini con diritto di voto non vota, la violenza interpersonale dilaga, la tossicodipendenza è diffusa, le sparatorie di massa sono la routine e ci sono epidemie di suicidi, tutto ciò testimonia una profonda disperazione convinta che niente può essere fatto per migliorare la vita quotidiana. Le teorie assurde e illogiche di QAnon non dimostrano la stupidità dei loro aderenti quanto la disperazione che la gente sente per una comune appartenenza, per trovare una teoria che dia un senso alla disperazione e alla miseria della loro vita, e per prendere le azioni nelle proprie mani, agendo insieme. Azioni collettive come l’assedio del Campidoglio, non importa quanto effimere, fissano nella mente di milioni di persone l’idea che interventi drastici possono essere presi dalla gente comune. Dimenticate quanto possa sembrare ridicolo o raccapricciante per gli opinionisti professionisti o per le celebrità dei social media che versano lacrime per la inviolabilità delle “sacre camere” dove nascono le guerre imperialiste e i piani di austerità. Lo spettacolo degli esclusi che assaltano con rabbia il Senato chiedendo a Mike Pence di rivelarsi, un proletario in piedi sulla scrivania dell’ufficio della politica multimilionaria Nancy Pelosi, e il perverso divertimento che la maggior parte provava nel farlo, forniscono immagini politiche potenti che parlano al disgusto diffuso per la vita statunitense che è quasi l’unica cosa su cui tutti sono d’accordo.
Qual è la nostra alternativa?