HIROSHIMA MON AMOUR / LA CHIAMANO PRIMAVERA: UN TESTO E UN RACCONTO
Un mese fa usciva l’articolo “Le forme vuote della storia”. La lettura ha ispirato a un amico una risposta in forma doppia, saggistica e narrativa, che pubblichiamo con piacere, perché vi abbiamo trovato critiche e spunti molto stimolanti. C’è una discussione da portare avanti in tante forme, e necessità di linguaggi e, perché no, anche azioni comuni sempre più stringenti man mano che l’inverno intorno si fa più buio e cupo.
LA STREGA DI GIOVANNI GIUDICI
Il saggio di Giovanni Giudici che pubblichiamo, “La moglie del servo”, è stato composto nel 1969, e restituisce tutta la profondità della riflessione in merito alla incomunicabile condizione di una certa umanità menomata; con particolare riferimento, in questo caso, a quella femminile all’epoca del miracolo economico, messa a confronto con la nascita della moderna strega sotto il giogo feudale. Con l’aria che tira, si direbbe, il discorso è tutt’altro che inattuale.
FALLITI DI TUTTO IL MONDO, RALLEGRIAMOCI! – di Paolo Ranieri
Riprendiamo questo testo scritto da Paolo Ranieri, compagno dell’esperienza comontista e della critica radicale, recentemente scomparso. In origine, era stato pubblicato sulla fanzine La melma dei giorni nel 2012. In quest’epoca fiacca e al tempo stesso ancora grondante di ideologie di potenza, una fenomenologia elogiativa delle varie forme di fallimento ci pare cosa quanto mai (in)attuale.
C.V.D.
All’alba di una nuova primavera di quest’epoca atomica, pestilenziale, interventista, geopolitica, ritornare alle avvisaglie del lockdown ci ricorda come vi si preannunciasse già la macabra ed esasperata manifestazione, in un’unica sostanza dei giorni, delle due spinte contrapposte proprie di questa era.
CIÒ CHE NON SI PUÒ AVERE (GIUSTIZIA-AMORE-VERITÀ)
“Una parola che non suoni come l’ipotetico verbo della salvezza pronunziato dal di fuori del disastro, non si ponga come ricattatorio e falso modello d’un “altrimenti” che non può darsi; ma suoni invece, compromessa, distorta, a malapena riconoscibile, dal di dentro del disastro (non dalla parte del disastro) dove tutti stiamo, ugualmente dannati, e finisca per valere come pegno — come uno dei pegni — di resistenza, d’oltranza, d’irriducibilità all’inumano.”
AVANTI, BARBARI!
Pubblichiamo la traduzione di un testo apparso in inglese su Endnotes nel dicembre 2020 e in traduzione francese su Lundi Matin nel maggio 2021, che ha il merito di incoraggiare alcuni ragionamenti non ortodossi facendosi carico della complessità del nostro presente. Propone spunti da far dialogare, a nostro avviso, con altre ipotesi – circolanti o che seguiranno. Condivide immagini e strumenti che possono quantomeno essere d’aiuto nella bufera che ci coinvolge, a prescindere che ci si trovi più o meno d’accordo con le tesi avanzate.
L’IPOTESI DELLA FESTA
Nella grande differenza tra un ricatto e un interesse comune, individuiamo una soglia: il capitalista collettivo ha organizzato i saperi medici in modo da tagliare quei legami di prossimità che permetterebbero di organizzare in altro modo le comunità, su scale più ridotte, oppure di definire diversamente una salute di comunità, una salute non sempre quantificabile, una salute per esempio che includesse anche il tema del benessere psicologico e della felicità svincolata dal benessere economico. Questo però non c’entra niente con la necessità di difendere l’organizzazione sociale. Non c’è una totalità buona da difendere, ma semmai bisogna recuperare la capacità di definirsi oltre i discorsi totalizzanti della medicina, del lavoro, dell’organizzazione economica urbana.
TIME IS OUT OF JOINT – La pandemia e il capitalismo come stati del mondo e dell’anima – Leonardo Lippolis
Pubblichiamo con molto piacere questo testo, che traccia un quadro a nostro modo di vedere estremamente preciso e puntuale dei nodi lasciati aperti da questi diciotto mesi di eccezionalità, questioni profonde che vanno al di là della contingenza della pandemia e della sua disastrosa gestione, e che richiamano a uno sguardo critico più generale sul mondo che viviamo e il modo in cui lo viviamo, sul nostro rapporto al corpo e alla salute, sul concetto di distanza e contatto, sul rapporto con la norma, la legge e la colpa e sul ruolo dei dispositivi tecnologici nel riconfigurare gli aspetti più quotidiani della nostra vita. Buona lettura.
L’AMBIENTE MILITANTE E IL SUO LINGUAGGIO
Dopo questi giorni cambierà tutto – si dice. Però molte cose sono dure a morire, e tra queste c’è sicuramente un certo uso tossico della lingua tipico degli ambienti militanti. Dunque, quale momento migliore per provare a riflettere un attimo sulle incrostazioni e i meccanismi automatici che affliggono e spesso soffocano quello che si vuole dire. Non ci sentiamo esenti dal problema, quindi inviateci ulteriori annotazioni, critiche ed insulti, e saranno sempre ben accetti.
FINESTRA SUL VUOTO
La solitudine attuale e il distanziamento futuro affollano i nostri pensieri. Ma forse un certo isolamento era già qui, pronto ad accogliere l’avvenire più cupo, e la paura che mangia l’anima rende anche ciechi a ciò che sta succedendo tutt’intorno. Che cosa misura la distanza, a cosa siamo davvero lontani?
E INFINE IL MONDO SI FERMÒ
Questo non è uno scritto per deboli di stomaco, o di mente leggera. Non è per gente in cerca di svago e di intrattenimento a buon mercato. Questo articolo è gratuito e si spera irregolare… sì, ora che siete belli comodi – un po’ eccitati, un po’ annoiati a casa vostra: scritto sicuramente male, ma scomodo. Serve una scrittura brutta, irregolare.
CONTATTO II – Note a margine di un’epidemia
Emergenza, crisi, fine, sono parole che tornano con ciclicità, questa volta intorno ad una Pandemia. Un presente che ci troviamo tutti a condividere, forse un punto di partenza per domandarci se è il presente che vogliamo vivere. Sanità e Salute: Due parole spesso confuse, su cui necessitiamo di fare chiarezza. Forse allora riusciremo ad immaginare anche un altro futuro.
ELEMENTI DI DECIVILIZZAZIONE
Nel marzo 2019, mentre infuriava l’insurrezione dei gilet gialli, sul sito francese Lundimatin appariva questo testo, la prima di sei parti, che tentava di tracciare i contorni storici e politici della domesticazione degli esseri umani e della loro trasformazione in produttori. Proponiamo qui una traduzione in italiano della prima parte, che ci sembra arrivare al cuore di diverse questioni centrali dell’attualità.
CONTATTO o dell’introduzione all’anti-Narciso
Che la fine del mondo stia arrivando, e che non ci possa essere salvezza dentro questo sistema capitalistico sono notizie ormai vecchie. Molto vecchie. Talmente vecchie che ormai forse la fine del mondo è già qui. Allora diventa urgente cominciare a pensare in maniera diversa sia la fine che il mondo. Qualche spunto in questo pezzo, in cui tra l’altro ci sono anche salamandre giganti che scrutano sprezzanti l’abisso dell’estinzione