DOSSIER SULLA STRAGE DEL CARCERE DI MODENA – del Comitato verità e giustizia per la strage di Sant’Anna

“Sono stata davanti al carcere da quando ci sono state le rivolte fino al venerdì di quella settimana. Eravamo in 14 e facevamo i turni. Ho visto cose che mi hanno fatto perdere il sonno per settimane. Quelli con i caschi blu sono arrivati alle 17.30, e alle 23.00 si sentivano ancora le urla da dentro il carcere, quando la rivolta era già stata sedata. Fuori c’erano la tenda bianca e la tenda verde, allestite nel piazzale di Sant’Anna. Nella tenda verde ci andava la gente che riusciva a reggersi in piedi, si sentivano preghiere in tutte le lingue e voci che urlavano “Non vogliamo morire, non abbiamo fatto niente”. Nella tenda bianca ci andavano quelli che non potevano stare in piedi e si sentiva il rumore dell’elettrocardiogramma che faceva bip bip, poi solo un lungo biiiiiiiiiiiip. Quattro cadaveri sono stati appoggiati per terra di fianco alle tende come se fossero spazzatura.”

COME SI SPARA A UN OROLOGIO CONGELATO?

Piuttosto che pensare alla cura e al mutuo soccorso come ad azioni il cui valore risiede nei loro nobili ideali, nel modo in cui apparentemente ritraggono un mondo più giusto a venire o potrebbero costituire una minuscola e breve tregua dall’ostilità delle relazioni sociali capitaliste, dovremmo intenderle come armi, come un metodo di interruzione e sospensione.